
Nel 2006 la Metex, una società australiana, si interessò alle miniere di uranio nei dintorni di Novazza, scuotendo l’opinione pubblica e scatenando le associazioni ambientaliste. In pochi giorni la nostra redazione ricevette un gran numero di volantini di varia provenienza, contenenti (in parti uguali) informazione e disinformazione. Nel tentativo di esporre la delicata questione in maniera oggettiva e articolata, ViviSulSerio contattò la segreteria del G.O.M, la quale acconsentì alla pubblicazione dell’articolo “Il giacimento uranifero di Novazza” di Adrio Bocci, pubblicato sul Notiziario del Gruppo Orobico Minerali n. 2 anno 2000.
L’articolo, di seguito riproposto nella sua interezza, descrive con completezza e inappuntabile correttezza tecnica gli aspetti più interessanti del giacimento uranifero delle Orobie.
All’inizio degli anni ’80, con lo slogan “uranio, no grazie” terminò l’avventura nucleare nella Val Seriana.
Questo non ha potuto però cancellare una realtà mineralogica che la natura ha lasciato in “custodia” a questa Valle: il più importante giacimento di uranio italiano.
Anche se la scelta politica diede una “svolta” a questa fonte energetica, chiudendo la miniera di Novazza, il giacimento però resterà una specificità geologica delle Orobie, che interesserà sempre i cultori delle scienze naturali ed, in particolare chi si interessa di mineralogia.
Vista la segretezza al tempo delle ricerche minerarie in loco, poco trapelò sulle caratteristiche mineralogiche di questo giacimento. Volendo oggi approfondire l’argomento e ricostruire la storia di questa miniera si può attingere qualche notizia dai pochi studi che in quel periodo furono pubblicati su riviste specializzate.
novazza veduta da valgoglio
Ricerche minerarie
Dato l’interesse in campo nazionale ed internazionale sui minerali radioattivi, da gli anni ’50 fino al 1963 e dopo il 1969, furono condotte campagne di ricerca che rinvennero una mineralizzazione di interesse industriale a Novazza, in provincia di Bergamo, dove fu rinvenuto un discreto giacimento di Uranio.
L’attività di ricerca si svolse nella fascia delle Alpi Orobie che si estende dal lago di Como fino all’Adamello. Tra queste ricerche diede esito positivo quella di Novazza, effettuata dalla società Somirem dell’Eni alla quale subentrò l’Agip.
L’attività si svolse prevalentemente in sei permessi di ricerca, situati nell’Alta Val Seriana, su un’area di 4267 ettari. La zona, che fa parte delle Alpi Orobie, è una zona montuosa e le quote variano fra i 900 metri del fondovalle ed i 2200 metri, la viabilità è scarsa come pure l’insediamento umano.
Nella suddetta area furono evidenziate dalla prospezione di superficie diverse anomalie di radioattività tali da far pensare ad un vero e proprio distretto uranifero.
I lavori di ricerca furono lunghi e difficili, data la vastità della zona da esplorare, le alte quote da raggiungere e le asperità del terreno. Nelle zone ove furono riscontrate “anomalie” furono effettuati prelievi di campioni per analizzarli dal punto di vista fisico, chimico petrografico e mineralogico. A tal scopo fu impiantato nel cantiere di Colarete un laboratorio attrezzato con un’apposita strumentazione per eseguire, una volta effettuata la macinazione e quartatura del minerale, delle analisi chimiche, chimico-fisiche e geomeccaniche di rocce e minerali. Le analisi che vennero eseguite consistettero essenzialmente nella determinazione dei “tenori” in U3O8, nel controllo dell’equilibrio radioattivo e nello studio dei vari minerali che si trovavano generalmente associati alla pechblenda.
Fra gli strumenti in dotazione al laboratorio geominerario di Colarete vi erano:
Autoscala Tracelab beta-gamma per la rivelazione del coefficiente di equilibrio radioattivo;
Autoscala Italelettronica che permetteva di rivelare attraverso un conteggio radiometrico il tenore in U3O8 (tale metodo è basato sul conteggio delle radiazioni gamma emesse);
Fluorimetro Nucleometre per la determinazione chimica di piccole quantità di U3O8 (tale metodo si basa sull’intensità di fluorescenza che un sale di uranio emette, quando viene irradiato di luce ultravioletta);
Spettrofotocolorimetro (per la determinazione del tenore in campioni particolarmente ricchi di U3O8) e Spettrofotometro per assorbimento atomico o per emissione di fiamma che serviva per la determinazione istantanea di altri elementi come zinco-cobalto-nickel.
I sei permessi di ricerca erano denominati: Lago Nero, Roccolo, Gandellino; Pagherola, Gromo, Cima Bani dove vi sono affioramenti di formazioni geologiche uranifere.
Le formazioni geologiche affioranti nell’area del permesso di ricerca “Lago Nero” erano ubicate nel territorio del comune di Valgoglio e erano analoghe a quelle affioranti nei permessi Gromo e Cima Bani: Le squadre di prospezione individuarono la presenza di minerali uraniferi con una certa continuità lungo il sentiero che dal lago di Aviasco porta al lago Campelli alto e proseguendo a Nord verso i contrafforti del monte Cabianca.
La ricerca denominata “Gandellino” era ubicata a est del paese omonimo, mentre le formazioni affioranti nell’area del permesso “Pagherola” erano ubicate nel territorio dei comuni di Valgoglio ed Ardesio.
Le ricerche permisero una valutazione di 2500 t di U3O8 ad un “tenore” medio dello 0,8% comprendente nella sua parte centrale 1500 t allo 1,3%, costituenti quindi il cuore del giacimento. Tale quantitativo di uranio non venne ritenuto all’epoca (quando erano in funzione in Italia le centrali nucleari) sufficiente al fabbisogno nazionale, ma comunque venne stimato sufficiente ad alimentare una centrale nucleare come quella di Latina per 15 anni.
novazza galleria nella miniera
Le mineralizzazioni nelle vulcaniti permiane
Allo stato dei lavori di accertamento minerario, la maggior parte di uranio (le 1.500 tonnellate di U3O8) erano rappresentate dal giacimento di Novazza, contenuto nelle vulcaniti acide del tardo Paleozoico.
Queste vulcaniti, termine tipico della serie stratigrafica delle Alpi Meridionali, costituiscono il prodotto del magmatismo post-orogenetico ercinico: sono in genere effusioni continentali o lacustro-lagunari e, nel loro insieme, riassumono i caratteri tipici del vulcanismo acido, con ignimbriti prevalenti, tufi, lave, duomi ed ammassi subvulcanici.
Le mineralizzazioni di uranio scoperte in Italia sono abbastanza numerose, seppur particolarmente concentrate in alcune aree. Quella di Novazza è di gran lunga la più importante. In generale le concentrazioni uranifere interessano sia formazioni ignimbritiche, sia livelli di tufi. Queste ultime (che si riscontrano a Novazza) sono le più interessanti anche dal punto di vista industriale.
Le mineralizzazioni nei tufi sono grossolanamente stratiformi, spesso suddivise in corpi isolati; quelle nelle ignimbriti sono invece sotto forma di ammassi irregolari, di corpi globulari, di pilastri perpendicolari alla giacitura.
Mineralizzazione nei tufi porfirici di Novazza
Nell’Alta Val Seriana sono conosciute diverse mineralizzazioni contenute nei tufi della serie di Collio (Permo-Carbonifero). Tra esse quella di Novazza, la più ampiamente studiata nel corso dei lavori di accertamento minerario, può essere considerata rappresentativa della zona.
La mineralizzazione, che in affioramento presenta una estensione di circa 250 metri con potenze variabili da 5 a 25 metri, è risultata composta da diversi corpi mineralizzati (accertati al 1969 n. 8) che giacciono entro un ben definito orizzonte tufaceo.
La roccia ospite è uno dei membri intermedi della serie di Collio costituita, nella zona, da alternanze di tufi porfirici, poco rimaneggiati, con tufi argillosi arenacei (*) , tufi conglomeratici, arenarie e conglomerati. I tufi porfirici poco rimaneggiati sono in genere rappresentativi delle parti medie e superiori della serie, le vulcaniti risedimentate e i sedimenti trasgressivi delle parti inferiori.
La formazione mineralizzata, un tufo porfirico molto acido e poco rimaneggiato, è intercalata tra due livelli tufacei argilloso-arenacei poco permeabili.
Il tufo porfirico uranifero è divisibile petrograficamente in tre livelli; nel livello inferiore, la massa di fondo è completamente cristallina, compatta, e molto diffuse sono le manifestazioni di una forte silicizzazione e carbonizzazione. Il livello superiore è parimenti a massa di fondo cristallina ed è anch’esso silicizzato e carbonizzato. Il tufo intermedio, uranifero, presenta invece una tessitura cineritica, vacuolare, decisamente permeabile rispetto ai livelli di tetto e di letto.
La sericitizzazione dei feldspati, l’assenza di Na, la presenza di vacuoli e piccole fratture riempite dall’associazione quarzo-carbonati, sericite, muscovite, adularia, albite, calcedonio e cloriti, contraddistingono le azioni metasomatiche che hanno selettivamente interessato tutta la roccia porfirica.
In particolare, i caratteri della mineralizzazione sono i seguenti:
la concentrazione media dell’uranio è tra 0,1 e 0,2%;
il minerale uranifero è sempre la pechblenda, costantemente associata a quantità notevoli di blenda (sfalerite);
blenda ( blenda gialla e bruno rossastra) e pechblenda presentano questi tipi di distribuzione:
– riempimento di microfratture con quarzo, calcedonio e albite;
– sostituzione nella massa fondamentale del tufo;
– sostituzione dei feldspati e riempimento di vacuoli.
l’uranio oltre a risultare correlabile allo zinco, è anche chimicamente associato a notevoli quantità di Mo;
oltre ai due minerali fondamentali, blendablenda e pechblenda, sono presenti: pirite, arsenopirite, galena, tetraedrite, bournonite, arsenico nativo, calcopirite e vari solfosali.
Nelle ricerche di Boario di Gromo-Costa Magrera furono rinvenuti campioni di Torbernite (minerale contenente uranio e rame detto anche cupro-uranite).
novazza minerale torbernite
Lavori minerari in sotterraneo
Effettuati gli studi giacimentologici e mineralogici per valutare le caratteristiche generali seguirono nella località Novazza lavori in miniera con tracciamenti di gallerie, rimonte, fornelli e con numerosi sondaggi.
Per impostare i lavori minerari in sotterraneo fu prescelta l’anomalia a monte della frazione di Novazza, distante da questa qualche centinaio di metri ove fu allestito il cantiere. Gli strati hanno direzione generalmente NW-SE ed immersione SW, con pendenze variabili dai 20° ai 30°. Detta anomalia, compresa fra le quote m 1100 e 1200 s.l.m. si estende, come già detto, per circa 250 metri. Lungo tale affioramento furono aperte quattro gallerie esplorative denominate livello 1, livello 2, livello 3, livello 4, rispettivamente alle quote m 1174, 1130, 1108, 1094 s.l.m. Dall’interno, alla quota 1083 fu aperto il livello 5. Tali gallerie hanno una lunghezza complessiva di 3660 metri e la sezione 2×2,20. Un’altra galleria aperta dall’esterno a quota 1024 s.l.m della lunghezza di 2318 metri, chiamata galleria di Ribasso, fu tracciata con sezione 2,5×2,5 più ampia dei cinque livelli superiori per essere utilizzata come galleria di carreggio. I vari livelli furono messi in comunicazione tra loro e con l’esterno da fornelli e rimonte. Con tali livelli furono messi in “vista” corpi mineralizzati di notevole interesse. Con il livello 3 fu messo in vista il più ricco corpo del giacimento, mentre con la galleria Ribasso fu accertato il proseguimento del giacimento fino a quota 1024 s.l.m..
Una caratteristica ricorrente delle mineralizzazioni è che i tenori di uranio generalmente decrescono dal basso verso l’alto, fino a sfumare in aloni poveri verso il tetto.
Inoltre nelle altre zone di ricerca vicine a Novazza (località Roccolo, Gandellino, Pagherola e Boario) furono riscontrate interessanti anomalie radiometriche. Queste ultime zone, anche se fornirono indicazioni superficiali, comprovarono che la mineralizzazione uranifera della Val Seriana Superiore deve avere sicuramente più ampie proporzioni.
Uranio, orologio delle Orobie
L’atomo dell’uranio non è stabile, ma subisce spontaneamente una serie di trasformazioni (disgregazione radioattiva) per le quali il nucleo atomico si spezza e si libera una certa quantità di energia sotto forma di radioattività, mentre l’elemento originario si trasforma in un altro più stabile. Questi fattori sono sfruttati per la misurazione dei tempi geologici.
Tra le varie famiglie di elementi radioattivi è stata utilizzata quella dell’uranio-radio-piombo. Da un peso atomico dell’uranio di 238 attraverso una lunga serie di disgregazioni nelle quali schizza via un atomo ionizzato di elio (il cui peso atomico è 4) si giunge ad un piombo (con peso atomico di 206) che rappresenta finalmente un elemento stabile. Pertanto, se si prende come campione per la determinazione dell’età geologica un minerale d’uranio facente parte delle vulcaniti della Val Seriana, si determina il tempo trascorso dalla deposizione di tali minerale in quella roccia (**)
Il motivo fondamentale per cui la famiglia dell’uranio si presta alla determinazione delle età geologiche sta nel fatto che la trasformazione di questo elemento si compie in un tempo estremamente lungo da coprire i lunghissimi periodi delle formazioni geologiche. Infatti un semiperiodo ( ossia il tempo necessario perché il peso atomico dell’elemento radioattivo si riduca a metà) dell’uranio è di circa 6 miliardi di anni, mentre per il radio è di appena 1.590 anni.
Un milione di grammi di uranio produce esattamente 1/7,600 grammi di piombo all’anno, determinando quindi il rapporto tra i pesi dell’uranio non ancora trasformato e del piombo derivato dalla trasformazione si può determinare quanti millenni sono trascorsi dal tempo in cui il minerale si è cristallizzato.
Gas Ràdon
La disgregazione dell’Uranio (oltre ai ben noti problemi relativi alla radioattività) porta alla formazione di un gas estremamente pericoloso conosciuto con il nome di Ràdon, che come qualsiasi altro gas, tende a sfuggire dal luogo dove si è formato per invadere l’ambiente o raccogliersi in punti particolari, nel caso specifico le gallerie abbandonate. Oggi, dopo anni di abbandono delle gallerie è pericoloso introdursi, anche se dotati di maschere e per poco tempo, in tali gallerie od in grotte localizzate in tali formazioni geologiche. La presenza del Ràdon può essere rilevata dall’uomo solo mediante apposite apparecchiature di cui al tempo dei lavori, la stessa miniera di Novazza era dotata.
La scoperta dell’uranio a Novazza
Il dizionario francese “LE MONDE ET LA NATURE” descrive come a volte la scoperta di un minerale può avvenire in modo del tutto casuale. E’ il caso di Novazza, dove dei ricercatori, andando a pranzare, si imbatterono nei pressi del ristorante in una fontana pubblica costruita con una roccia contenente uranio e da questo fatto poterono scoprire il giacimento uranifero sovrastante il paese:”Un jour de 1962, des prospecteurs chargés de dresser l’inventaire des ressources de l’Italie en uranium s’arretent pour déjuner à Novazza, près de Bergame, dans le Nord du pays. Tout près du restaurant se trouve une fontain publique. Saudain, un des prospecteurs, qui a gardé son compteur Geiger à portée de la main, entend son appareil crépiter. C’est l’indice que de l’uranium se trouve dans les parages. La radioactivité qui fait crépiter le compteur provient de la fontaine et, en particulier, d’un des grands blocs de pierre dont elle est faite. Renseignement pris, ce bloc provient d’une montagne voisine. Les prospecteurs se rendet à l’endroit où la pierre a été enlevée. Ils découvrent que la montagne recèle des roches dont la teneur en sels d’uranium est suffisante pour justifier la mise en exploitation. Aujurd’hui, près de Novazza, l’unique mine d’uranium d’Italie fournit un kilogramme de ce métal par tonne de roche extrait.”